In una scuola innovativa gli ambienti didattici devono saper coinvolgere gli studenti. Secondo quanto sostenuto nelle Indicazioni del MIUR (Legge 517/2015), così come dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, l’uso di una didattica laboratoriale permette di coniugare perfettamente conoscenze e competenze – il saper fare, rispondendo anche alla richiesta dell’Unione Europea di rinnovare e svecchiare le pratiche formative, soprattutto nel campo delle discipline scientifiche.

In tale prospettiva, il laboratorio scientifico diventa il luogo di elezione, particolarmente adatto all’apprendimento delle Scienze sperimentali attraverso attività pratiche, ma anche il luogo dove poter sviluppare un pensiero critico, attraverso un approccio fenomenologico. Le esperienze possono essere realizzate concretamente, ma ci si può perfino dedicare al modeling, attraverso opportuni software e simulatori, in una realtà non riproducibile in un laboratorio scolastico: quello che viene messo in pratica è il learning by doing, il metodo che permette lo sviluppo delle “competenze chiave” indicate come determinanti dall’UE nella carriera formativa di un giovane.

Secondo il Rapporto Eurydice 2012 sulle Competenze Chiave, è importante motivare gli studenti allo studio delle discipline STEM affinché intraprendano carriere fondamentali per la competitività delle nostre economie. Per contrastare la diminuzione media dei diplomati dell’istruzione superiore nei settori MST (o STEM), sono infatti state attivate a livello locale numerose iniziative e progetti che prevedono partenariati con enti scientifici esterni alla scuola, come società private, istituti di istruzione superiore, musei o centri scientifici. Ma rimane centrale la possibilità di disporre a scuola di un laboratorio scientifico attrezzato e competitivo.

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